Le favole vincenti e il cantastorie

Chi ha vinto? Chi ha perso? Queste le domande a cui tutti rispondono per giustificare la partecipazione alle elezioni amministrative. Per chi incontra la politica per la prima volta, per chi da sempre difende le proprie idee, per chi si rivolge al proprio elettorato solo ogni 5 anni: il risultato matematico, qualunque sia, è stato decisivo, mai sconfitto, semmai incoraggiante.
Invece, per quei pochi che tutti i santi giorni provano a fare politica e non solo, le elezioni e i relativi risultati sono stati una iattura. Perché:
1. o devono scansarsi davanti alla esigente e passeggera orda democratica che tutto travolge, oppure
2. devono riposizionare le proprie metodologie di coinvolgimento, riducendo la complessità a qualche slogan e a un rapporto semplificato con i cittadini
Chi non ha avuto problemi su entrambi i livelli è stato il moloch impersonato dagli attuali vincitori (destra? centro? polo civico?): da un lato si è organizzato senza lasciare alcuno spazio al caso, ottenendo un risultato strepitoso; dall’altro ha ricordato che questa percentuale bulgara è frutto del lavoro di 5 lunghi anni, trascorsi a fornire una diversa narrazione della città, capace di influenzare la maggioranza al primo appello.
Le Fiabe.
E’ nata la fiaba del calcio: l’orgoglio leonino e poi l’obnubilamento della serie A; la scelta, cancellando tutte le altre opere pubbliche, di focalizzarsi esclusivamente sullo stadio; le postume dimissioni del Presidentissimo. E poi le scolaresche in gita culturale al cantiere, l’ultima cocente sconfitta con retrocessione, il saluto triste al Matusa. Lo stadio diventa luogo simbolico, agognato e poi gogna sportiva.
E’ nata la fiaba del dito senza luna: la politica si è ridotta alla normale amministrazione (due fiori qui, due vasi là, qualche gioco per bambini, i punti luce per la sicurezza, le webcam per osservarci meglio), nascondendo – se fosse possibile – l’inquinamento galoppante, i servizi pubblici non più essenziali (perchè tagliati), le imposte schizzate al massimo. Dietro al dito, non si riesce a veder la Luna, a causa dello smog…
E’ nata la fiaba della massaia: il Sindaco sostiene di aver agito come una massaia, di aver speso i soldi pubblici con oculatezza, di aver risparmiato per arrivare a “fine mese”, tagliando il superfluo. In quale storia moderna una massaia può però sbrogliare il districato groviglio che è il bilancio comunale, pieno di vincoli, cavilli e trabocchetti? In nessuna, purtroppo! E a pagare i debiti certificati (altro che risparmio!) saranno infatti i “figli- cittadini”, sborsando ben 41 milioni di euro fino al 2045. Era meglio una massaggiatrice…
E’ nata la fiaba dell’acqua pubblica: c’era una volta una società privata che gestiva un bene pubblico, con grande lucro. Poi arrivò al villaggio un cavaliere errante che disse di aver sconfitto il privato per restituire il bene al pubblico. Peccato che nei tre anni precedenti lo avesse nutrito con dovizia, che non portò mai prova della dipartita e che il bene non tornò pubblico!
E queste sono solo alcune delle fiabe che hanno composto la narrazione del cantastorie invitto, incontrastata sia dagli oppositori? nel consiglio comunale sia dalle forze partitiche esterne.
I personaggi.
Personaggi che oggi si appellano “politici” non sono riusciti – leggi: non erano in grado, non hanno voluto, non erano preparati oppure erano in tutt’altre faccende affacendati – a smentire le commedie e il cantastorie. Ma cosa ha spinto questi oppositori? e molti altri a partecipare alla competizione e con quale priorità? Quale priorità invece aveva la città e i cittadini?
La nostra impressione è che queste domande siano state in parte evitate. Eppure…
Le scelte di bilancio; l’aggravarsi dell’illegalità con la città sprofondata in una grave corruzione, a cominciare dalla gestione dei rifiuti; la rapida ascesa di una imprenditoria d’assalto a cui viene distribuito il reddito scippato alla popolazione: non sono sufficientemente gravi da far convergere tutte le forze in vetrina verso un ribaltamento del governo locale?
Il Movimento 5 Stelle ha partecipato convinto di fare un buon risultato (stoppato al 7% circa), sulla coda lunga del megafono nazionale. Sconfiggere Ottaviani non era tra le priorità, visto la preclusione delle alleanze. In più il M5S, che a Frosinone aveva avuto 3971 voti nel 2014 con 18000 votanti, non si è dotato della minima struttura né fisica né politica, bucando la richiesta di una presenza più massiccia. Oggi saluta, per fortuna, due eletti con 1523 voti.
La lista Frosinone in Comune – di cui alcuni protagonisti non sono principi azzurri alle prime armi bensì membri tesserati di quel centrosinistra tanto caro al primo governo Marzi (quello del regalo alla Italcogim, dei centri commerciali, dei palazzi facili, dell’acquisto del claudicante palazzo del comune, per capirci) – è nata con il chiaro intento non già della poltrona del Sindaco bensì di quella più modesta del consigliere. L’obiettivo è stato raggiunto con un numero di voti, 1245, notevole considerata la storia di questi simil competitor nelle tornate scorse, sempre bastonati.
La coalizione di Cristofari, che presentava la forza politica più screditata del villaggio, si differenziava in maniera abbastanza chiara ed evidente per l’obiettivo. Non certo perché molti dei candidati si siano accesi nel grigiore delle assisi consiliari dell’ultimo quinquennio (rendendo poi anacronistico lo sviluppo di certi temi in campagna elettorale…), non certo per la coerenza, la trasparenza, il trasporto appassionato… eppure ha concorso, almeno così è parso, con l’obiettivo più ardito: mandare a casa, a far la massaia, l’amministrazione uscente. Il risultato? Insoddisfacente.
Eppure, a ben contare, la vittoria larga di Ottaviani ha reso i ristretti voti delle liste minoritarie, sufficienti però ad allocare i propri consiglieri, grazie alla debacle del principale avversario, sulle cui spalle ha pesato l’impresa di sconfiggere l’intero estabilishment, la sua versione fiabesca, i suoi personaggi in chiaroscuro.
Ed ecco altre domande in cerca di risposta: cosa faranno le opposizioni in aula? Lavoreranno per curare il proprio orto elettorale usando il consiglio come punto di raccolta? Si prepareranno per le prossime elezioni mantenendo le proprie differenze? Oppure, da subito, saranno improntate ad azioni comuni per far cadere questa giunta ciarliera?
Lo scopriremo solo assistendo. Perchè noi della Tenda saremo presenti.
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